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#NATUZZA| I dialoghi con l’aldilà e la conversione di Indro Montanelli

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Il racconto del giornalista Roberto Italo Zanini, autore del volume “Natuzza Evolo, come Bibbia per i semplici”

di VINCENZO VARONE

Una testimonianza su Natuzza Evolo, di quelle che non si dimenticano, è quella che arriva attraverso un libro scritto qualche tempo fa da Roberto Italo Zanini, giornalista della redazione romana del quotidiano “Avvenire” e scrittore di successo, autore tra l’altro del recentissimo “Sacro Cuore” per le edizioni San Paolo di “Bakhita, Inchiesta su una santa per il 2000”, dal quale la Rai ha tratto una seguitissima fiction televisiva.

Scienza e fede. Nel volume “Natuzza Evolo, come Bibbia per i semplici” (San Paolo edizioni) si parla di Mamma Natuzza fra scienza e fede, di Natuzza donna semplice e umile, vista dagli occhi attenti dI un cronista che non l’ha mai conosciuta personalmente, ma di cui ha sentito la presenza viva e forte lungo le strade che portano a Paravati. Strade di luce e di fede che in più di un’occasione, per chi è riuscito a coglierne i segni, hanno saputo indicare la via giusta da percorrere.

Una settimana a Paravati. Le impressioni contenute nel libro sono il frutto di qualche settimana trascorsa da Zanini nei luoghi in cui la mistica ha vissuto e dove l’autore è riuscito a cogliere l’intensa spiritualità di Fortunata Evolo che per tutta la vita ha saputo dare conforto e speranza ai poveri e agli afflitti e l’amore profondo che la gente di ogni altitudine nutre per la mistica con le stimmate, morta in odore di santità il primo novembre del 2009 e la cui esistenza terrena è stata caratterizzata da un susseguirsi di fenomeni straordinari come i “colloqui” con Gesu’, la Madonna, i santi e, in particolare, Padre Pio e San Francesco di Paola, gli angeli e i defunti. E poi ancora la bilocazione, le emografie e soprattutto il mistero sconvolgente della passione del Signore che Fortunata Evolo ha vissuto per tanti anni durante la settimana santa sul proprio corpo: dalla salita al calvario, sino alla crocifissione. I segni di un cammino tutto proteso verso il bene, che in oltre 60 anni di missione vissuta nell’umiltà e nella preghiera, non ha mai conosciuto pause di sorta; un percorso fatto di fede, di amore verso tutti e in particolare verso la società silenziosa degli esclusi e degli ultimi, dei giovani particolarmente esposti ai rischi del mondo e del mordi e fuggi, ma anche di sofferenza e di obbedienza totale alla chiesa.

Un simbolo. Il viaggio di Roberto Italo Zanini, che avvolge il lettore dall’inizio alla fine, inizia dal Cristo crocifisso posto in vetta alla cupola del santuario mariano in fase di costruzione nella cittadella della carità, dove i pellegrini e i viandanti hanno la possibilità di sentire con forza la presenza di Dio, perche “lì in cima, sotto il tetto di legno – scrive il giornalista di Avvenire – è il Signore stesso a fare gli onori di casa al pellegrino, con genuina semplicità, come genuina e semplice era la mistica di Paravati”.

Pedagoga di Dio. Ed in questi luoghi dove la presenza di Natuzza si avverte in ogni angolo, Zanini ha saputo appuntare sul suo taccuino di cronista e di scrittore le sue impressioni che sono un “un invito e una promessa”. Basta lasciarsi prendere per mano perchè  “è lei la maestra che ci indica la strada della vera sapienza, la pedagoga di Dio, una bibbia sempre aperta alla pagina giusta, quella che ciascuno di noi cerca per dare una risposta alle proprie inquietudini”.

Montanelli morto cristiano. Nel libro, Zanini parla di alcuni casi in cui Natuzza è stata coinvolta ai quali lei “ha sempre risposto sulla base di quanto gli veniva riferito dagli angeli e dai defunti anche riguardo la sorte eterna di alcuni personaggi famosi”. Uno di questi riguarda Indro Montanelli. Quando il famoso giornalista morì nel 2001 si discusse molto di quel suo modo di essere laico e di dirsi incapace di guardare alla vita con gli occhi della fede. Con certezza, però, Natuzza disse “E’ salvo, ma ha bisogno delle nostre preghiere”. Affermazione che qualche anno dopo – scrive nel libro il giornalista di Avvenire – ebbe una conferma da monsignor Ravasi che aveva seguito Montanelli negli ultimi giorni e raccontò che era morto “da buon cristiano”.

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#NATUZZA | La mistica, il dialogo con i morti e l’Angelo Custode

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Svelati in un’intervista di 25 anni fa alcuni dubbi sull’altra vita. “Le anime del Paradiso sono sollevate da terra e gioiscono della vicinanza con Dio”

di VINCENZO VARONE

Paravati è il luogo dove si avverte ogni giorno la devozione alla Madonna e la forza straordinaria che riesce a sprigionare, nei cuori della gente, la fede. Esattamente come accade a Lourdes e a Fatima, i luoghi mariani della santità che hanno positivamente stravolto l’umanità intera e cambiato il destino del mondo.

“Un verme di terra”. Tutto grazie ad una mamma premurosa e attenta come Natuzza Evolo che, fino all’ultimo giorno della sua esistenza, non si è mai voluta assumere meriti (“io – diceva spesso ai suoi interlocutori – sono solo un verme di terra”) e che per tutta la vita ha saputo esprimere al mondo intero, con il suo sacrificio e con la sua semplicità unita ad una grande e inesauribile forza interiore, la bellezza di Dio e del creato e la sua profonda devozione al “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”, di cui è stata la messaggera.

Il conforto ai fedeli. Una ricchezza interiore che si percepiva ad ogni incontro; un percorso umano irripetibile che con la preghiera, le parole giuste, l’umiltà in ogni azione quotidiana e la sapienza, ha portato alla conversione migliaia di persone e confortato genitori in pena, figli in fuga, gente afflitta dalla solitudine e dallo smarrimento dell’anima e giovani assaliti all’improvviso dal dolore di vivere.

Il richiamo dei pellegrini. Il risultato di questo percorso è che oggi ad ogni raduno di preghiera giungono nella Cittadella della Gioia, da ogni angolo della penisola e dall’estero, dai 15 ai 25mila pellegrini. Tra di loro tanta gente afflitta dal calvario della malattia e della dimenticanza ai quali Mamma Natuzza ha dedicato ogni sua energia. La missione di una vita al servizio degli ultimi e dell’umanità dolente di cui si coglie lo spirito in un’ intervista, i cui contenuti sono ancora oggi attualissimi, che raccogliemmo nei primi anni Novanta per la “Gazzetta del Sud”.

L’intervista. Oltre cinquant’anni di autentica missione al servizio della gente e soprattutto di quanti ad un certo punto della loro esistenza si sono improvvisamente trovati in un vicolo buio senza alcuna uscita. Non le è mai pesato tutto questo?

“No, sono sincera, stare vicina agli altri non mi è mai pesato. Quello che ho fatto e che quando mi è possibile, ma sempre più raramente, continuo a fare è frutto dell’amore di Gesù verso tutti noi. Io sono solo un mezzo. Ed il Signore mi ha sempre aiutata a dare qualcosa agli altri soprattutto a chi aveva orami perduto la speranza. Ed in tutti questi anni, sempre con l’aiuto del Signore, sono anche riuscita a non trascurare la mia famiglia, alzandomi presto la mattina e coricandomi tardi la sera”.

-Lei in questi 55 anni ha ricevuto migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo. Australia, Argentina, Stati Uniti, Belgio, Svizzera, Giappone e naturalmente da ogni angolo d’Italia. Vi è qualcuna di queste persone che per un episodio particolare le è rimasta particolarmente impressa?

“Tutti quelli che sono venuti a trovarmi sono rimasti nel mio cuore. Handicappati, persone che avevano problemi di salute, tossicodipendenti che non sanno uscire dalla schiavitù della droga, fratelli che avevano perso la fede. L’altro ieri è venuto a casa mia un giovane affetto dall’Aids. Mi ha abbracciato. Era disperato. Io l’ho confortato dicendogli di avere fede in Dio e di non abbattersi. Da giorni prego per lui e per quanti si trovano nelle sue condizioni”.

-Cosa le chiedono i giovani che la incontrano?

“Vogliono essere aiutati a risolvere i loro problemi. Alcuni sono schiavi della droga, altri dell’alcolismo, altri ancora soffrono per le incomprensioni che ci sono nelle loro famiglie o nel loro ambiente di lavoro. Io faccio quello che posso per aiutarli, con le parole che mi vengono suggerite dall’Angelo Custode”.

Com’è questo Angelo Custode?

“E’ come un ragazzo di otto, dieci anni vestito di bianco, sollevato da terra e pieno di luce”.

-Ed i morti come appaiono davanti ai suoi occhi?

“Le anime del paradiso sono sollevate da terra e gioiscono della vicinanza con Dio. Le anime del purgatorio vivono invece in uno stato di attesa”.

-Cosa che le dicono?

“Cercano sempre di mettere sulla buona strada i familiari e gli amici. E se hanno bisogno chiedono suffragi e preghiere”.

-Natuzza cosa l’addolora di più in questo momento?

“Mi rattristano profondamente le guerre che ci sono nel mondo e che causano migliaia di morti, la droga che miete continuamente centinaia di vite umane e le tante tragedie che si consumano ogni giorno. Io certo di offrire la mia sofferenza. Ma non può bastare”.

-In questo momento si parla tanto di crisi della famiglia. Da dove nasce questo malessere?

“Oggi sia gli uomini che le donne badano troppo alla carriera e al successo e trascurano il bene più prezioso: la famiglia. Dovrebbero invece dedicare più tempo ai figli che per crescere bene devono essere costantemente seguiti dai genitori. I ragazzi oggi hanno bisogno della vicinanza degli adulti più di quanto si possa pensare”.

-Parliamo adesso dell’associazione Cuore Immacolato di Maria – Rifugio delle Anime, da lei tenacemente voluta, nata alcuni anni fa e che ha già realizzato in loco una casa accoglienza per anziani. Come vede il futuro di questa Fondazione?

“La Madonna l’ha voluta quindi andrà avanti senz’altro”.

Quando l’associazione è stata costituita cosa ha provato?

“Ho provato una gioia immensa. In quel momento ho anche pensato: adesso posso anche morire, perché quello che voleva la Madonna si è realizzato”.

-Cos’è per lei l’associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime?

“Per me è il sesto figlio. Ad essa ci tengo tantissimo”.

-Un’ultima domanda. La rattrista non poter confortare più tante gente come faceva un tempo?

“Si, mi rattrista profondamente”

Il testamento. Mamma Natuzza esattamente qualche anno dopo scrisse anche il suo testamento spirituale nel quale si legge: “Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Via auguro che siate felici come lo sono io con Gesù e la Madonna”. Promessa mantenuta.

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Natuzza, Giovanni Paolo II e il contatto della mistica “con quelli dell’aldilà”

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Il ricordo vivo e forte della mistica di Paravati  nelle parole del cardinale  Barragan,collaboratore di Giovanni Paolo II.

di VINCENZO VARONE

Sono trascorsi più di sei anni dalla morte di Mamma Natuzza avvenuta il primo novembre del 2009. Ma il tempo non ha per nulla affievolito il ricordo della grande mistica. Tutt’altro. Fortunata Evolo difatti continua ad essere più che mai viva nel cuore della gente e presente in ogni angolo della sua Paravati dove ogni cosa parla di lei, della sua missione, delle sue opere e dei tanti cercatori di Dio che grazie alle sue parole sono riusciti a trovare la strada giusta da seguire .

Testimonianze. ”Mamma Natuzza è stata e continua ad essere la mia guida – ci confida Giulia – con la stessa intensità di quando era viva”. Ed Aurora aggiunge: “Non l’ho mai conosciuta ma per me è una figura familiare della quale nei momenti in cui vado a pregare davanti alla sua tomba avverto forte la presenza”. Due testimonianze, tra le migliaia, di gente che ogni giorno giungono a Paravati con il loro fardello di problemi da ogni angolo della penisola e non solo, insieme a tanti uomini di chiesa. Come nel caso del cardinale messicano Javier Lozano Barragan, già presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari e vescovo di Città del Messico, che quando nel 2004 venne in visita a Mileto per l’ormai tradizionale festa della Mamma e della Fondazione ebbe modo di affermare che “nell’insieme delle grazie ricevute da mamma Natuzza una cosa molto importante è la comunicazione con tutti noi. Lei è sempre disposta – disse in quella circostanza Barragan che aveva accanto proprio la grande mistica con le stimmate – a camminare con noi, ma anche oltre questo mondo, quello che noi diciamo nel Credo la comunione di Santi. Così mamma Natuzza è in comunione anche con quelli che stanno nell’aldilà, la chiesa trionfante dei Santi, cioè quelli che sono alla presenza del Signore e godono di Lui per sempre. Allora questa è la chiesa che viene ad essere il nostro rifugio tramite la Madonna, nel suo Cuore Immacolato, la comunione con i nostri genitori, la comunione con tutti quelli che oramai già dormono nella Pace del Signore”.

Natuzza e l’Angelo Custode. Il cardinale affermò, inoltre, che “l’altra cosa molto importante e molto forte nell’esperienza di mamma Natuzza è la comunione con l’Angelo Custode. Ognuno di noi – disse l’ex stretto collaboratore di Giovanni Paolo II – ha un Angelo Custode che sta accanto a noi, comunica con noi, ci guarda, ci rende felici. Il Signore ha tanta cura di noi, che ci ha inviato i suoi angeli perché ci proteggano nel cammino della vita e ci portino alla Madonna, Rifugio della nostra vita. Rifugio delle nostre anime”. Parole, che a distanza di oltre dieci anni, risuonano ancora forti e chiare nella Villa della Gioia insieme a quelle di tanti altri uomini di chiesa, comprese quelle pronunciate domenica scorsa dal vescovo di San Marco Argentano-Scalea monsignor Leonardo Bonanno nel corso di una celebrazione nella cappella della Fondazione: “Ho conosciuto Natuzza Evolo –ha detto il presule -diversi anni addietro, lei mi è stata vicina riguardo ad alcune questioni che io le avevo posto sia quando ero sacerdote che quando poi sono diventato vescovo. Diversi – ha aggiunto il vescovo della diocesi cosentina – sono stati i colloqui che ho avuto con questa donna che ha incarnato con la sua vita il Vangelo”.

“Confessioni”. La guida pastorale della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, che aveva accanto il presidente della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime don Pasquale Barone, ha quindi ricordato quello che gli confidò su Fortunata Evolo, nel corso di una sua visita a Mileto, l’allora vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Domenico Tarcisio Cortese venuto a mancare alcuni anni fa. ”Una volta parlando con monsignor Cortese gli chiesi di lei e lui con molta semplicità mi rispose che Natuzza Evolo era una mistica e un dono per quanti l’avrebbero conosciuta”. Il vescovo nella stessa circostanza ha anche accennato all’iter per la canonizzazione di Mamma Natuzza. “Dobbiamo rispettare – ha detto – i tempi della chiesa per il processo diocesano, ma noi siamo convinti che tutta l’esistenza di questa umile donna sia stata un vero esempio di vita spesa per Cristo”.

Obbedienza e umiltà. Intanto, la missione di Fortunata Evolo continua con la stessa forza di prima, nel segno del suo ultimo messaggio trascritto a futura memoria sulla sua tomba: “Non cercate me. Alzate lo sguardo verso Gesù e la Madonna. Io sono con voi e prego”.  E’ questa la dimostrazione che la sua morte è stata solo la fine del ciclo terreno di un’esistenza unica e straordinaria, offerta al servizio degli altri e in particolare dell’umanità dolente, vissuta nella preghiera, nella contemplazione, nell’obbedienza totale alla chiesa, nell’umiltà, nel sacrificio e nella carità. Una lucerna che ad ogni viandante ha indicato e continua ad indicare la via.

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#NATUZZA | Il martirio delle ferite quaresimali sul corpo della mistica

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Le testimonianze di un medico e del vescovo della diocesi di Mileto, mons. Luigi Renzo sul dolore fisico  accettato di buon grado dalla donna di Paravati  

di VINCENZO VARONE

La Madonna come appariva a Natuzza. Il popolo in preghiera, in ginocchio e in lacrime. I rappresentanti dei cenacoli di preghiera provenienti da ogni angolo d’Italia ma anche dagli Stati Uniti d’America e dall’Australia, con i loro stendardi e con la forza della loro fede. Il cielo che scruta discreto i passi degli ultimi scettici invitandoli alla conversione. E’ questo il volto che oggi offre sempre più spesso Paravati – il luogo mariano sul quale sono, ormai da decenni, puntati gli occhi del mondo intero – in occasione delle numerose celebrazioni che si svolgono nella Villa della Gioia, tanto cara a Mamma Natuzza.

L’accoglienza.Ben arrivati, ben arrivati, miei figli amati. Ben arrivati, qui sotto il colle di Paravati”. Così recita la canzone che accoglie i tanti pellegrini che silenziosamente ad ogni raduno di preghiera prendono posto in ogni angolo dell’immensa spianata della Fondazione, di fronte al grande santuario mariano ormai in fase di ultimazione. I primi arrivi avvengono all’alba. Cento pellegrini e poi ancora cento fino a diventare migliaia, tutti così diversi nel fisico, nel modo di vestire e di camminare. Ma tutti con lo sguardo proteso verso la Madonna: la salvezza, la mamma del mondo intero, la consolatrice, la speranza, la via da seguire. Tutti protesi verso di lei per chiedere una grazia, la guarigione da una malattia, la realizzazione di un sogno e la forza di saper perdonare.

Il periodo pasquale. Ma in questi giorni che precedono la Quaresima il pensiero dei figli spirituali di Fortunata Evolo va soprattutto al periodo pasquale e alle tante sofferenze vissute da Natuzza durante la Settimana Santa. Giorni in cui la mistica viveva sul proprio corpo la passione del Signore e, quindi, la flagellazione e la salita al calvario. In quei giorni Natuzza Evolo cadeva a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori.

Testimonianza di un medico. Per anni medici, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il Venerdì Santo, accanto a Fortunata Evolo per tentare di alleviare le sue sofferenze. Tra questi figura il medico Francesco Accinni dalla cui testimonianza, che si riferisce al Venerdì Santo del 1992, riportata nel libro di Roberto Italo Zanini “Natuzza Evolo – come Bibbia per i semplici” emerge lo stato di profonda sofferenza in cui visse quelle ore Mamma Natuzza. “Alle 13 e 50 la situazione è precipitata. Natuzza – ricorda Accini – si è portata ripetutamente le mani sul costato, dalla parte sinistra. Poi, ad un tratto, si è inarcata sulla schiena toccandosi forte sul petto. Ha lanciato un urlo più forte e si sono viste le gambe distendendosi, irrigidirsi e accavallarsi all’altezza dei piedi. Le braccia si sono sistemate ad angolo retto, con i palmi rivolti verso l’alto. Il corpo di Natuzza –si ricava ancora dalla testimonianza del medico – è diventato come un sasso, rigido in posizione di crocifissione. In quei tremendi minuti io sentivo come se il cuore mi venisse strappato dal petto, ci trovavamo di fronte a una persona morta crocifissa dopo essere stata flagellata e aver sofferto tutte le pene di Gesù sul calvario”.

Il venerdì santo. Un’altra testimonianza di epoca più recente è quella offerta qualche anno fa dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, e che riguarda il venerdì santo del 2008. “Poco prima di mezzogiorno don Pasquale Barone – afferma il presule – venne ad invitarmi da Natuzza. Non immaginavo minimamente la scena a cui stavo per partecipare. Trovai nella stanza don Giovanni D’Ercole, non ancora vescovo e che conoscevo un pò a distanza, insieme a don Michele, a don Maurzio Macrì e pochi altri intimi. Trovai Natuzza in uno stato terrificante. Soffriva e vibrava contorcendosi nel letto. Non parlava. Non aveva coscienza delle persone – ricorda il vescovo – che c’eravamo. Pregava drammaticamente ed era assorta solo nel dialogare con Gesù come fosse sulla Croce. Assorta diceva parole per noi incomprensibili che lasciavano trasparire l’intenso dialogo amoroso tra lei e Gesù. Stava vivendo – afferma monsignor Luigi Renzo – sulla propria carne proprio le sofferenze di Gesù sulla Croce il Venerdì santo. La cosa durò a lungo. Noi presenti ci unimmo in preghiera quasi elettrizzati per quello che accadeva davanti a noi”. Un vero e proprio martirio che Natuzza ha vissuto per anni sul proprio corpo “per la salvezza delle anime”, aiutata dalla forza della fede che ha sempre accompagnato il suo cammino.

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#NATUZZA | Le verità rivelate a Sergio Abramo ancora ragazzino

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L’undici febbraio di 15 anni addietro al Palacorvo le parole toccanti della mistica, del primo cittadino di Catanzaro e del vescovo Cantisani. “Non ricevo gente io – disse – ma la Madonna”

di VINCENZO VARONE

Le testimonianze raccolte in tutti questi anni su Mamma Natuzza dai suoi biografi riferiscono che nel giorno in cui nacque, il 23 agosto del 1924, il piccolo centro di Paravati, dilaniato dalla miseria, dall’abbandono e dall’emigrazione di intere famiglie verso lidi meno aspri, era avvolto da un caldo afoso e insistente e che la levatrice, preoccupatissima per le condizioni di salute della nascitura che appariva stranamente assopita, raccomandò alla madre Maria Angela e agli altri parenti più stretti presenti al parto di battezzarla subito. Cosa che poi effettivamente avvenne, puntualmente, la mattina dopo, nella chiesa della Madonna degli Angeli. Ma il mistero che circonda la vita di ogni uomo è infinito e imperscrutabile. Nessuno può prevederne il destino. Così come nessuno dei presenti poteva minimante immaginare quel giorno il percorso unico e irripetibile, al servizio del bene e dell’umanità con il suo fardello di dolori che avrebbe caratterizzato il corso della vita di quella creaturina indifesa e bisognosa di cure.

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I primi passi. Nei giorni seguenti la piccola Fortunata Evolo, infatti, si riprese e negli anni successivi, anche se ancora adolescente, incominciò già a manifestare, con il suo spirito caritatevole, paziente e buono, il grande progetto umanitario che avrebbe accompagnato il suo cammino. Mileto, già conosciuta per la sua ricca storia e per la sua diocesi – la più antica di rito latino del Mezzogiorno d’Italia – è così ben presto diventata in tutto il mondo un avamposto della fede. In particolare, la frazione Paravati si è trasformata nel simulacro della fede avendo avuto la fortuna di accogliere nel suo grembo il grande cuore e il misticismo straordinario di una donna segnata dalla grazia del divino.

L’immagine e il volto di Natuzza. Un mistero che oggi si coglie sui volti dei tanti visitatori che quotidianamente pregano davanti alla tomba della mistica, sita all’interno della cappella della Fondazione, compresi tanti giovani che pur non avendola mai conosciuta direttamente si sentono attratti dal suo carisma e dall’immagine del suo volto.

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Le testimonianze. Ma il mistero che circonda gli uliveti antichi e le colline di Paravati si coglie anche dalle tante testimonianze che negli anni sono state offerte sulla figura di Mamma Natuzza che, con profonda umiltà, si definiva “un verme di terra”. Una di queste è del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, allora al suo primo mandato, offerta al Palacorvo di Santa Maria domenica 11 febbraio 2001 in occasione di un incontro dei Cenacoli di preghiera per riflettere e meditare sulla necessità di “Ripartire da Cristo per testimoniare l’amore”, sulla scia del messaggio racchiuso nella Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte”, scritta da Giovanni Paolo II a conclusione del Giubileo del 2000. “Mi sia consentito – esordì quel giorno Abramo – di salutare Natuzza, questa donna straordinaria che rappresenta, con la sua vita, le sue azioni, i suoi comportamenti, ciò che la fede può dare. A lei – confidò quel giorno ai presenti il sindaco di Catanzaro – mi lega un rapporto filiale che ormai dura da almeno venticinque anni. Ero poco più che ragazzino la prima volta quando incontrai Natuzza. Avvenne a Catanzaro nella sua umile casa. Ero emozionato. Ma a questa emozione si mescolava la curiosità di poter parlare ad una persona che già allora era punto di riferimento di chi soffre e alla quale veniva chiesta una parola di spiegazione e di conforto. Questo insieme di mie sensazioni, però, era accresciuto dalla circostanza che Natuzza era, ed è, lo specchio in cui si riflettono le sofferenze e i patimenti di Gesù crocifisso. Fu un colloquio breve ma intenso, in cui i consigli che Natuzza mi diede erano in realtà regole di vita. Capii inoltre – aggiunse il sindaco – il valore immenso della sua preghiera. La sua capacità di darci conforto, ma anche di essere ringraziamento per tutto ciò che riceviamo, anche per le gioie e i momenti di felicità e di soddisfazione personale”. Sergio Abramo affermò, inoltre, “di essere grato a Natuzza per gli orizzonti che ella mi schiude nel corso dei nostri colloqui, per le verità che mi dice in modo semplice e diretto e con la dolcezza e la severità che le sono proprie”.

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L’arcivescovo Cantisani. Quel giorno a Palacorvo di Santa Maria di Catanzaro c’era anche l’allora arcivescovo di Catanzaro monsignor Antonio Cantisani, che è stato anche presidente della Conferenza episcopale calabrese, il quale nel ringraziare Natuzza ebbe modo di dire che “la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime ci ricorda il messaggio essenziale del Vangelo che si sintetizza in una sola parola: conversione. Non la conversione in senso moralistico, ma la conversione ad una persona che è Gesù Cristo, crocifisso e risorto”. A margine dell’incontro al quale parteciparono migliaia di persone, la mistica rispose anche ad alcune domande, il cui testo venne riportato a suo tempo dall’organo ufficiale di informazione della stessa Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”.

-Natuzza, un altro trionfo per le lei?

“Non è un trionfo per me. E’ un trionfo per la Madonna”

-Lei è venuta qui per portare una parola di amore e di solidarietà

“No. Una parola di gioia”

-Ma non si stanca mai di ricevere tanta gente?

“Io non ricevo gente, è la Madonna che le riceve. Io solo la presenza”

-C’è un desiderio che vorrebbe poter esaudire?

“Si. Tutto il mondo ai piedi della Madonna”.

Parole semplici e chiare, segnate dall’umiltà, dalla semplicità e dal grande amore verso la Vergine Maria. Parole che sono già storia viva.

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#NATUZZA | Bilocazione, fondazione e testamento spirituale

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La mistica, pur trovandosi a Paravati, si manifestava a distanza con il proprio corpo ad una infinità di persone.  Appariva spesso sorridente, altre volte attraverso profumi e rumori

di VINCENZO VARONE

La bilocazione è uno dei fenomeni che hanno caratterizzato la vita di Natuzza Evolo, un dono straordinario che ancora oggi continua ad affascinare, a stupire e ad essere materia di studio e riflessione. Diciamo subito che attraverso questo fenomeno Natuzza, pur rimanendo nella sua Paravati, con il suo corpo riusciva a manifestarsi a distanza con un’infinità di persone sparse in ogni angolo del mondo. A questa gente la mistica con la sua presenza riusciva ad offrire conforto e speranza.

Le modalità dell’apparizione. Alcune volte Fortunata Evolo appariva con le sue sembianze fisiche, compreso il suo sorriso forte e chiaro; in altre circostanze compariva in sogno oppure faceva sentire di essere presente in un determinato ambiente attraverso rumori, profumi o addirittura con le macchie di sangue lasciate dalle sue emografie oppure attraverso un piccolo nodo alla coroncina del Rosario. Fenomeni sui quali si registrano centinaia di testimonianze.

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Un altro corpo nel suo corpo. La bilocazione, come la stessa Natuzza ebbe modo di raccontare in più di un’occasione ai suoi padri spirituali, non avveniva quasi mai di sua spontanea volontà. “Mi si presentano – diceva la mistica – dei defunti o degli angeli e mi accompagnano nei luoghi dove è necessaria la mia presenza. Vedo perfettamente i luoghi dove vado, posso parlare, essere udita, posso compiere delle azioni come aprire o chiudere le porte. Rimango sul posto il tempo necessario. Io sono cosciente che il mio corpo è a Paravati, ma è come se avessi un altro corpo. Alcune volte sono stata capace di trasportare alcuni oggetti dal posto visitato in bilocazione alla mia casa. Qualche volta mi è capitata una bilocazione doppia, nel senso che vedevo due posti contemporaneamente ed ero vista in più luoghi diversi”.

La fondazione. Un altro aspetto importante della vita di Natuzza è quello legato alla nascita nella seconda metà degli anni Ottanta, precisamente il 13 maggio del 1987, dell’associazione “Cuore Immacolato di Maria – Rifugio delle Anime, trasformata poi in Fondazione per dare più incisività alle opere da realizzare. La firma dell’atto costitutivo, di cui Fortunata Evolo fu la prima firmataria, porta la data del 5 luglio del 1998.  La Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” – si legge nell’atto costitutivo – già associazione avente la stessa denominazione, è costituita, su ispirazione della Madonna, per mezzo della messaggera e unica fondatrice spirituale Natuzza Evolo. Lo spirito della Fondazione è contenuto nel testamento che la mistica rese pubblico l’11 febbraio del 1998.

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Il volere della Madonna. “Non è stata una mia volontà. Io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944, quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto: ”Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?”. Lei mi ha riposto:”Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e una casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno”. Allora ogni volta che io vedevo la Madonna, le chiedevo quando ci sarebbe stata questa nuova casa e la Madonna mi rispondeva: “Ancora non è giunta l’ora per parlare”. Quando l’ho vista nel 1986 mi ha detto: “L’ora è giunta”. Io, vedendo tutti i problemi delle persone, che non c’è posto dove ricoverarle, ho parlato con alcuni miei amici che conoscevo e con il parroco don Pasquale, e loro stessi hanno quindi formato questa associazione. L’associazione è per me la sesta figlia, la più amata”.

Il testamento. “Allora ero decisa a fare un testamento. Lasciai stare pensando che forse ero una pazza. Invece adesso ho riflettuto per volontà della Madonna. Tutti i genitori fanno testamento ai loro figli ed io lo voglio fare ai miei figli spirituali. Non voglio fare preferenza per nessuno, per tutti uguale! A me ciò sembra buono e bellissimo. Non so se a voi piace. In questi anni ho appreso che le cose più importanti e gradite al Signore sono l’umiltà e la carità, l’amore per gli altri e la loro accoglienza,la pazienza, l’accettazione e l’offerta gioiosa al Signore di quello che mi ha sempre chiesto per amore suo e delle anime, l’ubbidienza alla Chiesa. Ho avuto sempre fiducia nel Signore e nella Madonna. Da loro ho ricevuto la forza di dare un sorriso e una parola di conforto a chi soffre, a chi è venuto a trovarmi e a posare il proprio fardello che ho presentato sempre alla Madonna, che dispensa grazie a tutti quelli che hanno bisogno”.

Natuzza Evolo

Umiltà e carità. “Ho imparato anche – proseguiva la mistica –  che è necessario pregare, con semplicità, umiltà e carità, presentando a Dio le necessità di tutti, vivi e morti. Per questo la “grande e bella casa” dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, sarà innanzitutto casa di preghiera, rifugio di tutte le anime, luogo per riconciliarsi con Dio, ricco di misericordia, e per celebrare il mistero dell’Eucarestia. Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati. Che hanno bisogno di una guida spirituale, e di persone, sacerdoti e laici, che gli parlino di tutti gli argomenti, meno di quello del male. Datevi con amore, con gioia, con carità e affetto per amore per gli altri. Operate con opere di misericordia. Quando una persona fa un bene a un’altra persona non può rimproverarsi il bene che ha fatto, ma deve dire: ”Signore ti ringrazio che mi hai dato la possibilità di fare il bene” e devo ringraziare anche la persona che le ha permesso di fare il bene. E’ un bene per l’una e per l’altra. Sempre si deve ringraziare Dio quando si incontra l’occasione di poter fare del bene. Così penso che dobbiamo essere tutti e, in particolare modo, coloro che vogliono dedicarsi all’Opera della Madonna, altrimenti non ha valore.  Se il Signore vorrà, ci saranno sacerdoti, ancelle riparatrici e laici che si dedicheranno al servizio dell’Opera e alla diffusione della devozione del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Se volete, accettate queste mie povere parole perché sono utili per la salvezza della nostra anima. Se non vi sentite, non abbiate timore perché la Madonna e Gesù vi ameranno lo stesso. Io ho avuto sofferenze e gioie e ne ho ancora: ristoro all’anima mia. Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Vi auguro che siate felici così come sono io con Gesù e la Madonna”.

Un testamento spirituale di una semplicità unica che ad ogni lettura fa bene all’anima e al cuore.

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#NATUZZA | I colloqui con la Madonna e l’incontro con papa Woytila

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Per volere di Maria nacquero i cenacoli sparsi in ogni angolo del mondo e presenti anche in Canada , negli Usa e in Australia

di VINCENZO VARONE

La Madonna mi ha detto che Gesù è triste. Il mondo rinnova continuamente la sua crocifissione, quindi c’è bisogno di fare penitenza e di pregare molto. Allora io ho detto alla Vergine: “Ordinatemi, Madonna mia e io faccio tutto quello che volete”. E Lei mi ha risposto: “Parla con tutti i tuoi amici di fare un cenacolo in ogni famiglia, pure di tre o quattro persone.

Natuzza Evolo

Cominciano così e poi piano piano s’ingrandiscono e la preghiera aumenta. Se fatto con fede e di continuo, se fatto con amore e senza fanatismo può crescere, può amare, può invogliare gli altri e il Signore sarà certamene più contento, perché alleggeriamo il suo dolore”. Io ho parlato con le persone e a poco alla volta i Cenacoli sono aumentati. La Madonna adesso è tanto contenta, però ogni volta mi dice “Crescete e moltiplicatevi perché questa preghiera giova tanto per la riparazione dei peccati del mondo e per salvare i giovani”.  Da questo colloquio che Natuzza ebbe con la Madonna nacquero i Cenacoli di preghiera oggi sparsi in ogni angolo del mondo e presenti anche in Canada, negli Stati Uniti d’America e in Australia.

Giovanni-Paolo-II

Mamma Natuzza in Vaticano. Una presenza attiva e costante quella dei gruppi di preghiera ad ogni celebrazione come accadde nel corso della storica giornata vissuta a Roma il 13 maggio del 1998 quando numerosi figli spirituali della mistica con le stimmate si ritrovarono in Vaticano insieme a mamma Natuzza dove vennero ricevuti da Giovanni Paolo II. Una giornata indimenticabile. Il Papa in quella circostanza benedisse i Cenacoli di preghiera e il primo mattone del Santuario mariano dedicato al “Cuore Immacolato di Maria Rifugio della Anime”. Di quella visita nella capitale è rimasta viva, in particolare, nella memoria di molti un’immagine piena di tenerezza in cui si vede Natuzza in piazza San Pietro accompagnata da padre Michele Cordiano, il sacerdote che lei stessa alcuni anni prima aveva indicato come la figura giusta per dare impulso e vigore al progetto umanitario di Paravati. La posa della prima pietra avvenne, poi, qualche anno dopo, l’8 giugno 2002, alle 19,45 in punto, alla presenza della Messaggera della Madonna, del vescovo monsignor Domenico Tarcisio Cortese e di quasi ventimila persone.

Fedeli-alla-Messa-della-Festa-della-Madonna-2015-Paravati

Il santuario. Nella circostanza padre Michele si incaricò di leggere un messaggio di Fortunata Evolo. “Questa pietra, Vergine Santa – invocò Natuzza – diventi un santuario perché tutto il mondo ti venga a visitare. Un santuario che possa convertire tutte le anime e in particolare quelle più bisognose”. Subito dopo i rappresentanti della varie istituzioni presenti e del consiglio d’amministrazione della fondazione aggiunsero altre pietre alla prima. Il tutto venne poi cementato da Antonio Mangone che si incaricò anche di trascrivere sul cemento la data e l’ora dell’evento. Della posa della prima pietra venne anche stilato un verbale sottoscritto dal vescovo, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, da don Pasquale Barone e dalla stessa Natuzza.

La realizzazione dell’opera. Oggi il presidente della Fondazione don Pasquale Barone che visse la sua infanzia a pochi chilometri da qui, precisamente a Piana delle Querce, nel comune di San Calogero, dove un tempo nelle sere tiepide le lucciole riempivano di luce la natura circostante, non nasconde la sua soddisfazione per quanto è stato realizzato: “Paravati è diventato –afferma – uno dei luoghi dello spirito più frequentati da quanti cercano nella parola di Dio il senso stesso della vita e della storia”. Uomini e donne, provenienti da ogni angolo della penisola, con il loro carico di fede, di dolore, di gioia e di speranza. Vite, come tante, spezzate e rinate, fragili e immense. Vite in cerca di Dio. Le stesse che si vedono ogni giorno lungo le strade di Lourdes, Fatima e San Giovanni Rotondo. Le stesse che popolano i santuari mariani di ogni parte del mondo.

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#NATUZZA | Le testimonianze di don Giosy e dell’attrice Beatrice Fazi

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Esperienze e parole toccanti quelle riportate dal noto cantautore come pure da una delle protagoniste della fortunata serie tv “Un medico in famiglia”

di VINCENZO VARONE

Natuzza Evolo è stata e continua ad essere ancora oggi la madre universale, come l’ha definita l’ex vicedirettore del quotidiano cattolico “Avvenire” Gianfranco Marcelli, a cui rivolgersi per ottenere una grazia e per farsi indicare la retta via; la mistica semplice e umile che durante la sua missione terrena ha saputo portare alla conversione migliaia di persone; una donna di fede profonda che grazie al suo carisma è rimasta nel cuore di migliaia di persone. Come nel caso del noto cantautore don Giosy Cento che da anni canta la vita e la fede e che vive la musica come vera e propria missione.

don giosyFaccia a faccia. L’incontro tra don Giosy e Fortunata Evolo avvenne anni fa e toccò profondamente il cuore del sacerdote capace di trasmettere con le sue canzoni, soprattutto ai giovani, sensazioni forti cariche di speranza. Un faccia a faccia quello tra don Giosy e Natuzza che ha lasciato il segno e che a distanza di alcuni anni ha ispirato la composizione di una serie di brani raccolti recentemente in un disco sotto il titolo: “Non cercate me”. “Sono stati i giovani – afferma don Giosy – a farmi incontrare mamma Natuzza. Lei, quel giorno, mi aspettava dietro la porta per aprirmi ed accogliermi. “Si arriva così tardi, figlio mio? Non mi ha detto Don, non ha detto Padre, mi ha detto “figlio mio”. Ho sentito – prosegue il cantautore – profumi biblici di grembo universale: lei madre dei suoi figli e di figli numerosi come le stelle del cielo. L’irradiazione dell’amore da umile serva, una di noi, con un cuore come quello della Vergine Maria. Mi sono lasciato abbracciare da mamma Natuzza e ho ascoltato, ho tanto ascoltato le sue parole di madre a un figlio prete. Per questo è nato questo disco – conclude don Giosy Cento – dedicato alla sua piccolissima grandezza e ai doni particolari di cui Dio l’ha riempita. E’ solo per dirle: Grazie”. Parole forti e semplici, quelle del “prete che canta”, il quale non ha mai dimenticato e che ha sempre conservato tra i suoi ricordi più belli.

L’opera. Il cd è stato presentato per la prima volta nel corso di un concerto, che il cantautore ha tenuto l’estate scorsa nella Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, in occasione del novantunesimo anniversario della nascita di Mamma Natuzza e subito dopo la celebrazione religiosa presieduta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo.

beatrice faziL’incontro con “Melina”. Un’altra testimonianza recente su Fortunata Evolo è stata quella offerta nel corso del consueto incontro mensile con i giovani dall’attrice Beatrice Fazi, conosciuta dal grande pubblico italiano per il ruolo di Melina nella serie televisiva “Un medico in famiglia”. L’attrice, dialogando con i giovani sul percorso da lei compiuto lungo la strada della fede, ad un certo punto del suo intervento ha ringraziato Mamma Natuzza per la sua intercessione nella nascita di sua figlia alla quale ha dato poi il nome di Maddalena Natuzza. Testimonianze forti. Nuovi semi piantati tra gli uliveti e le colline di Paravati, nel Vibonese. Semi destinati a diventare piante rigogliose di speranza.

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Natuzza, Cenacoli di preghiera in raduno a Cosenza

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Nella città un momento di formazione per i Cenacoli Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime della diocesi di Cosenza-Bisignano. Sarà presente l’arcivescovo Nolè

Avrà luogo domani nella cattedrale di Cosenza l’incontro dei Cenacoli di preghiera, voluti da Natuzza Evolo. Per l’occasione è previsto un momento di formazione per i Cenacoli Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime della diocesi di Cosenza-Bisignano.
Il programma comprende: alle 15,30 i saluti di Anna Maria Odoardi, coordinatrice dei Cenacoli, e di padre Michele Cordiano direttore nazionale dei Cenacoli, cui seguirà la riflessione di monsignor Francescantonio Nolè, arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano. Seguirà la Santa Messa.

“Il Cenacolo – fa notare in vista dell’ appuntamento di domani padre Michele Cordiano – è uno strumento per avvicinare le anime a Dio e far crescere la comunione fra le persone. È necessario ascoltare quello che oggi il Signore e la Madonna vogliono ancora suggerire al nostro cuore. Ritrovarci insieme, allora, significa riflettere di nuovo sul valore della nascita dei Cenacoli”. L’appuntamento di domenica è solo il primo di una serie di incontri dei Cenacoli che si svolgeranno in tutte le diocesi della Calabria.

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#NATUZZA | La fede, le stigmate e tante storie di conversione

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Vite e smarrite e ritrovate grazie al contatto con la mistica di Paravati, capace di scrutare nell’animo di uomini e donne come poche persone al mondo

di VINCENZO VARONE  

Con l’avvicinarsi delle festività pasquali, la “Villa della Gioia” è un via vai continuo di gente con lo sguardo rivolto al Cristo e alla Madonna come appariva a Natuzza Evolo: “Una ragazza bellissima, di 15, 16 anni, vestita di bianco, con la pelle scura, sollevata da terra e tutta piena di luce” che le diceva: “Io sono la Mamma tua e di tutto il mondo. Io sono il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”.

chiesa paravati

“Flotte” di credenti a Paravati. I pellegrini, che giungono in questi luoghi di fede, scrutano ogni angolo a cominciare dalla grande chiesa (foto a lato) ormai in fase di ultimazione e dalle opere sociali in via di realizzazione e, passo dopo passo, raggiungono la cappella dove la mistica riposa. Mamma Natuzza da 6 anni e 4 mesi non è più fisicamente presente nella sua Paravati, ma è come se ci fosse. Il suo spirito in questi luoghi dell’anima si avverte nell’aria, nelle preghiere, nei rosari di uomini e donne in silenzioso raccoglimento dove sembra quasi di sentire il suo messaggio forte e chiaro: “Fate opere di bene. La Madonna dice sempre: siate umili e caritatevoli. La carità senza l’umiltà non ha valore, come lo stesso la carità senza la preghiera. Ci vuole la carità e la preghiera”.

Il vissuto di Natuzza. Fuori dalla “Villa della Gioia” si respira lo stesso clima. Paravati oggi con la Fondazione forma, infatti, un insieme dove ogni angolo – a cominciare dalla via Umberto – parla del  vissuto straordinario di Fortunata Evolo: la modestissima abitazione in cui è nata nel quartiere antico del paese, l’umile e “storica” casa di via Nazionale dove ha vissuto gran parte della sua vita insieme al marito Pasquale Nicolace e ai suoi cinque figli Salvatore, Anna Maria, Antonio, Angelina e Franco e dove per anni ha ricevuto centinaia di migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo. E per finire la chiesa della Madonna degli Angeli, al centro del paese, dove per anni, confusa tra la folla dei fedeli, ha pregato per il bene e la pace nel mondo e, in particolare, per gli ultimi della terra e i dimenticati che sono i figli e lei più cari.

fot zoom natuzzaL’arrivo della Pasqua. Ed è in questo periodo che precede la Pasqua che la gente arriva sempre più numerosa per qualche momento di riflessione e per ritrovare il senso vero delle cose. Molti di loro Natuzza Evolo non l’hanno mai conosciuta, ne hanno solo sentito parlare da chi l’ha vista da vicino, dai giornali e dalla televisione, ma in tanti giurano di avere sentito la sua presenza e la sua materna protezione in alcuni momenti difficili  della loro vita, come Francesca proveniente da Latina che assicura di sentirla sempre accanto o come Erminia, proveniente da un paesino della provincia di Ferrara, che qualche tempo fa ci confidò di provare le stesse sensazioni e che, dopo avere pregato nella cappella della fondazione davanti alla statua della Madonna, “armata” di macchina fotografica ha voluto immortalare ogni angolo di Paravati per raccontare ai suoi figli, con le immagini, “la forte sensazione  di pace che ho vissuto, un’esperienza che mi ha fatto capire tante cose e mi ha consentito di avere quelle risposte che cercavo da tempo”. Paravati, luogo di fede e di speranza, dove quando il vento soffia leggero, annusando l’aria, sembra quasi di sentire l’odore delle colline, del fiume Mesima con il brusio di mille storie di conversioni e di vite smarrite ritrovate grazie a Mamma Natuzza.

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#NATUZZA | L’associazione umanitaria e la fondazione ispirata dalla mistica

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I primi 50 soci della Fondazione di Natuzza e l’ammirazione per la mistica del famoso antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani: “La sua era una dimensione incantevole di umiltà e modestia. L’incontro con lei ha cambiato il mio rapporto con il modo”.

di VINCENZO VARONE

natuzzaNella seconda metà degli anni Ottanta su ispirazione di mamma Natuzza venne fondata l’associazione umanitaria “Cuore Immacolato di Maria Rifugio della anime”, poi trasformata in Fondazione. Era esattamente il 13 maggio del 1987. Quel giorno davanti al notaio Nunzio Naso, presente Natuzza Evolo, si ritrovarono per firmare l’atto costitutivo i cinquanta soci chiamati a far parte dell’associazione, poi trasformata in Fondazione. Nell’ordine: Pasquale Barone (sacerdote), Rosetta Blaschi (casalinga), Angelo Borgia (commerciante), Rosaria Callipo (casalinga), Annamaria Catanoso (medico chirurgo), Celestino Rocco (commerciante), Vittoria Chiaravalloti (casalinga), Marcello Colloca (avvocato), Mario Cortese (medico chirurgo), Domenico Antonio Crupi (geometra), Domenico Antonio Crupi (contabile), Felicetta D’Agostino (casalinga), Andrea D’Amato (industriale), Italia Diodati (casalinga),Carmela Fialà (pensionata), Caterina Filippone (casalinga), Francesco Fogliaro (impiegato), Nicola Fogliaro (insegnante), Angela Maria Fonti (farmacista), Carmela Fratini (casalinga), Francesco Frontera (medico), Giuseppe Furci (medico), Libero Giampà (professore), Salvatore Giampà (farmacista), Maria Angela Laureani (impiegata),Maria Leone (medico chirurgo), Angela Lococo (casalinga), Pasquale Luppino (medico), Antonino Mangone (impiegato), Valerio Marinelli (docente universitario), Antonio Mazza (impiegato), Francesco Misiano (estetista), Ester Montoro (professoressa), Maria Grazia Naccari (impiegata), Antonino Polito (floricoltore), Mario Porcelli (editore), Carlo Saccà (impiegato), Maria Sansalone (casalinga), Rosina Silipo (insegnante), Maria Antonietta Spatolisano (casalinga), Fortunato Tulino (dottore in economia e commercio), Serafino Ursetta (geometra), Francesco Vaccaro (rappresentante di commercio), Francesco Valente (geometra), Vincenzo Valente (medico chirurgo), Fortunato Domenico Varone (costruttore), Vincenzo Varone (giornalista), Marta Ventura (insegnante), Ercole Versace (industriale), Francesco Vivona (impiegato).

chiesa paravati

Alcuni dei firmatari dell’atto costitutivo dell’associazione oggi non ci sono più, ma fino agli ultimi giorni della loro vita hanno condiviso il progetto umanitario di Natuzza Evolo.
Scopo dell’associazione era – così come lo è oggi quello della Fondazione – “l’elevazione integrale dell’uomo, la sua educazione umana e spirituale, attraverso ogni forma di manifestazione culturale, compreso lo sport, la realizzazione di opere assistenziali a favore dei giovani, dei portatori di handicap, di persone anziane e, comunque, di quanti si vengono a trovare in situazioni di bisogno; in concreto, con l’assoluta esclusione di ogni finalità di lucro, l’associazione mira alla realizzazione a Paravati di un centro polifunzionale di ospitalità a beneficio di giovani e anziani, secondo le indicazioni statutarie”.
Sono sin dall’inizio queste le finalità dell’organizzazione umanitaria voluta dalla mistica che giusto qualche mese prima aveva sollecitato l’allora parroco don Pasquale Barone di occuparsi di un’opera di questo tipo da far nascere nella sua Paravati. “A chiedermi tutto questo – ha sempre detto Fortunata Evolo – è stata la Madonna che “già mi aveva manifestato questo desiderio nel 1944. Io sono solo la sua messaggera”.

Natuzza e le stimmate

Questo il racconto di mamma Natuzza: “Io quando ho visto la Madonna e Gesù e San Giovanni, tutti e tre, allora quando li ho visti mi girai e dissi: “Come vi ricevo in questa casa brutta?”. E La Madonna mi ha risposto :”Non ti preoccupare, anche nella casa brutta possiamo venire. Ma ci sarà una nuova casa, ti dico il titolo di oggi Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”. Io le ho risposto: “Ma per chi? Per i morti o per i vivi? “Per i morti e per i vivi, ci sarà una grande chiesa”. Disse la Madonna: “Ci saranno grandi meraviglie, e tu sarai gioiosa, come sono gioiosa io. La villa la intitolate Villa della Gioia”. E poi mi fece vedere tante cose, tante case, tante casette, gente che soffriva. Mi diede tutte le indicazioni, tutti i nomi, allora mi veniva una specie di curiosità per domandare e le dicevo: “Quando saranno queste cose?” “Tempo al tempo – diceva la Madonna –qualche giorno ci saranno e io mantengo sempre le promesse”. “E quand’è il tempo” e lei diceva: “Non è giunta l’ora, poi ti faccio sapere”. Ogni volta che io facevo questa domanda la Madonna sorridente mi diceva: “Stai tranquilla mantengo sempre le mie promesse”.

Sarà poi verso la fine del 1986 che la Vergine Maria disse a Natuzza che era giunto il momento di iniziare. “Ancora oggi ricordo benissimo – afferma don Barone – la data di quel colloquio che cambiò il corso della mia vita”. Era esattamente il quattro dicembre del 1986. Qualche anno dopo venne inaugurata nei locali della storica via Umberto la sede della Fondazione. Tra i presenti oltre al vescovo Cortese c‘erano le autorità istituzionali compreso l’allora presidente della giunta regionale Guido Rhodio. Ma c’era soprattutto il popolo di Natuzza. Da quel momento la Fondazione diventerà il luogo della preghiera e dell’incontro, di vescovi, di cardinali e di numerosi intellettuali del nostro tempo. Uno di questi l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, che nel 1985 insieme a Maricla Boggio realizzò per Rai 3 una trasmissione televisiva in seconda serata che fece il pieno di ascolti, qualche anno fa fu intervistato dal quotidiano “Avvenire” ebbe modo di dire che negli anni la sua ammirazione per Natuzza crebbe enormemente.

Lombardi Satriani

“La sua – affermò il famoso antropologo – era una dimensione incantevole di umiltà, di modestia. Andai a anche a trovarla per questioni personali e familiari. Le comunicavo le mie preoccupazioni. Ogni volta lei mi rassicurava, era di grande ammaestramento, come se prendesse il mio dolore e lo caricasse su di lei per restituirmi amore, pace e serenità. Una cosa bellissima. L’ultima occasione per vederla fu quando le portai il libro scritto con Maricla Boggio. Quando morì c’ero anch’io in fila con migliaia di fedeli per accostarmi alla sua bara. In quei giorni credo sia stata beatificata per acclamazione ”. Satriani riferì anche che il suo incontro con Natuzza fu di grandissima importanza. “Non per il mio rapporto con Dio, ma perché Natuzza – affermò – ha cambiato il mio rapporto col mondo. Mi ha portato a non avere atteggiamenti di giudizio, ai quali sono portato d’istinto. Mi ha insegnato a guardare l’altro con disponibilità anche quando non ne condivido il modello di vita, a dialogare sempre animato da una sorta dipietas cristiana. E so che questo non ci sarebbe stato se non l’avessi incontrata. Lei ti trasformava da dentro senza mai darti l’idea di volerti trasformare, semplicemente ti faceva sentire il mutamento del cuore come una necessità interiore. Una maestra di vita”.

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Giubileo della Vicaria a Mileto con i giovani di Natuzza. Il vescovo esalta il dono del perdono

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Centinaia di fedeli hanno partecipato ieri sera nella chiesa-cattedrale al Giubileo della Vicaria di Mileto, tra cui tanti giovani provenienti da ogni parte della Calabria che avevano preso parte nel pomeriggio al consueto incontro mensile dei giovani che si è tenuto presso la Fondazione di Natuzza Evolo.

L’omelia del vescovo. Il punto centrale della celebrazione è stata l’omelia del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo il quale ha detto che “il perdono apre nuovi sentieri, rimette sulla strada giusta, fa compiere passi avanti. Pensiamo ha sottolineato il presule – a quando noi andiamo a confessarci: chiediamo perdono, veniamo assolti, recitiamo le preghiere assegnateci per penitenza e poi ricominciamo da capo. Finisce lì. No, non è così. Il perdono non è un colpo si spugna sugli errori del passato, ma è di più; è come un colpo d’ala verso il domani; è un colpo di vento nelle vele della barca della nostra vita per poter prendere il largo: “da ora in avanti non peccare più”. Gesù ci dà il perdono, ci usa misericordia per darci la spinta a ricominciare con uno stile nuovo”. Monsignor Luigi Renzo ha poi aggiunto: ”In questo nostro tempo segnato dall’individualismo, dalla sete del possesso, dal desiderio di affermare se stessi ad ogni costo, da un’infinità di ferite inferte dalla cattiveria degli uomini nostri simili, viene forte la tentazione di chiuderci in noi stessi, di gettare la spugna avviliti e rassegnati. Tanti arrivano, purtroppo, anche al suicidio. Ci sfiduciamo fino alla disperazione. Ricordiamoci che Gesù -ha poi affermato il presule ricordando l’episodio dell’adultera – anche per noi si alza da terra per guardarci negli occhi, chiamarci per nome ed invogliarci ad andare avanti perchè la vita vale la pena viverla fino in fondo: “va’ e da ora in avanti non smarrirti più!”.

La preghiera. Il vescovo ha quindi concluso la sua omelia con una preghiera di S. Gregorio di Narek: “Signore, tu non sei un giudice che condanna, ma un salvatore. Tu non perdi, ma trovi. Non uccidi, ma doni la vita. Non allontani, ma riconduci a casa. Non tradisci, ma liberi. Non anneghi, ma salvi. Non maledici, ma benedici. Non ti vendichi, ma perdoni”. Il prossimo appuntamento con il Giubileo è previsto per il 24 marzo con Messa Crismale e il Giubileo dei sacerdoti e dei diacono permanenti

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#NATUZZA | La settimana santa del 1996: la corona di spine e le parole di Gesù

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Chiarito in alcuni documenti eccezionali il rapporto speciale della mistica con la Pasqua: “La carità ha valore – diceva- fino a quando rimane nascosta”

di VINCENZO VARONE

Oggi domenica delle Palme gli occhi dei tanti cercatori di Dio sono rivolti verso Paravati, la Cittadella della Carità e della Speranza dove è nata e vissuta Mamma Natuzza che per tantissimi anni in questo periodo ha rivissuto sul proprio corpo la Passione del Signore, dalla Crocifissione alla caduta al calvario. Uno stato di estasi e la presenza delle stimmate che si trasformavano, a contatto con bende e fazzoletti, in testi di preghiera in lingue diverse, ostie ed ostensori, corone di spine e cuori. Ancora oggi in molti a Paravati, e non solo, conservano gelosamente questi fazzoletti, frutto di una fede profonda. In quegli stessi giorni di profonda sofferenza nell’imminenza delle festività pasquali, Fortunata Evolo ha sempre avuto frequenti contatti con Gesù e la Madonna.

fot. n.2Le apparizioni. Ecco una delle trascrizioni di quello che Gesù e la mistica si dicevano: Venerdì 15 marzo 1996. Ore 7,30. Natuzza riferirà nei giorni successivi che quel giorno mentre si trovava a letto, all’improvviso le apparve Gesù vestito di bianco e in una grande nuvola che annunciò rivolgendosi a lei le seguenti parole: “Figlia, questa è la prima caduta, offrila per il mondo intero, pieno di peccati, di orrori, di malvagità. Il mondo intero è sull’orlo del precipizio e tu stai soffrendo tanto perché il tuo cuore non ha pace. Ti senti sola? Non sei sola, ci sono io con te. Ti sei arresa? Hai detto che mi davi tutto e mi hai dato veramente tutto. Il Cireneo mi ha accompagnato per un giorno al calvario e tu è da una vita. E’ ora che tu ti arrenda e dica basta. Centinaia di migliaia di persone sono venute da te non per portarti gioia ma per scaricare su di te il proprio fardello e tu ti sei fatta carico di grandi sofferenze per sollevare le loro pene, pregando notte e giorno e soffrendo. Dovevi anche badare al tuo corpo ma hai voluto offrire tutto per amore degli altri. E’ ora di dire basta. Non devi essere dura con te stessa. Hai sofferto tutta la vita per i peccatori”.


pellegrini natuzzaMartedì 2 aprile 1996. Ore 6.
 Natuzza racconterà che quella mattina le apparve Gesù che poggiandole più forte la corona sulla testa le disse: “Figlia ti volevo risparmiare la corona di spine come ti ho detto tutte le altre volte, ma questa volta lo farò. Sarà l’ultima. Accettala con amore e offrila per gli ammalati che non accettano la loro sofferenza, una sofferenza piccola la vedono grande. Credo che tu puoi essere soddisfatta di una vita intera donata a me per il mondo. Non credere che non abbiano ottenuto niente. Parecchi sono migliorati e tanti si sono convertiti. Non credi che per te è una gioia? Quando una persona fa un bene a un’altra persona non può rimproverarsi il bene che ha fatto ma deve dire: “Signore grazie che mi hai dato la possibilità di fare il bene e deve ringraziare anche la persona che gli ha permesso di fare il bene. E’ un bene per l’uno e per l’altro. Ringrazia Dio che nessuno ti ha rifiutato il bene che gli ha fatto. E’ stata una soddisfazione per te e per loro: per te che l’hai fatto e per le persone che l’hanno ricevuto. Sempre si deve ringraziare Dio quando si incontra l’occasione di fare del bene. Non come i sepolcri imbiancati che fanno un piccolo bene e poi se ne vantano. Quello non ha valore. La carità ha valore quando si fa nascosta e si trova l’occasione per farla”.

Documenti eccezionali. I dialoghi tra Natuzza Evolo con Gesù e la Madonna sono dei documenti eccezionali che ci aiutano a comprendere fino in fondo tutta la bellezza e la straordinarietà della missione al servizio degli ultimi e dei sofferenti svolta dalla grande mistica con le stimmate. Una luce continuamente accesa sulle colline di Paravati e che illumina costantemente il cammino dei tanti viandanti alla ricerca di Dio.

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Mileto, presto realtà il collegamento tra l’autostrada e i luoghi di Natuzza

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Verrà presentata il 15 aprile nei locali del Cantiere musicale di Mileto il progetto riguardante la realizzazione di una importante infrastruttura stradale che collegherà in maniera rapida e scorrevole lo svincolo autostradale di Mileto alla cittadina e in particolare alla Villa gioia di Natuzza Evolo.

chiesa paravati

Soddisfazione viene espressa in proposito dal segretario della locale sezione del Pd di Mileto Armando Mangone per questa iniziativa di presentazione del progetto “la cui realizzazione riveste un ruolo fondamentale per la crescita dello sviluppo economico e sociale della città, sviluppo legato principalmente al turismo religioso divenuto ormai una realtà innegabile ed in continua crescita ma che necessita di interventi mirati tesi a migliorarne la qualità dei servizi a partire proprio dalle opere infrastrutturali.”

Il circolo del Partito democratico di Mileto ringrazia pertanto il presidente Mario Oliverio che, “attraverso la realizzazione di questa imponente opera, dimostra particolare attenzione e sensibilità non solo per la nostra città ma per l’intero territorio vibonese, riaccendendo l’entusiasmo di quanti credono e sperano che una Calabria migliore possa esistere”. E un ringraziamento lo stesso Pd esprime al consigliere regionale Michelangelo Mirabello “che, con grande senso di responsabilità verso il proprio territorio, ha lavorato perché si giungesse a questo primo importantissimo traguardo”.

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Oliverio presenta la “strada di Natuzza”: dall’A3 a Paravati in sette minuti

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Il governatore della Calabria ha presentato a Mileto la bretella di collegamento con la Villa della Gioia. Costerà 21 milioni di euro

Presentata dal presidente della giunta regionale Mario Oliverio l’arteria che collegherà lo svincolo autostradale di Mileto alla villa della Gioia di Natuzza Evolo. Il costo previsto è di 21 milioni e 500 mila euro e consentirà di raggiungere i luoghi tanti cari alla mistica nel giro di sette minuti.

La presentazione. All’incontro, che si è svolto presso il Cantiere musicale internazionale, sono intervenuti oltre ai tecnici Morrone e Iacino, il sindaco Domenico Antonio Crupi, Bruno Censore, i consiglieri regionali Michele Mirabello e Vincenzo Pasqua , Rocco Pistininzi che ha moderato i lavori, il segretario della locale sezione del Pd Armando Mangone e il direttore del Cantiere musicale Roberto Giordano.

L’opera. Il progetto sarà diviso in due lotti e si prefigge di creare un nuovo percorso, attraverso la realizzazione della galleria “San Giovanni” ( 570 metri) e il viadotto” Comparni (152 metri). Inoltre, si punta anche a valorizzare l’esistente apportando i necessari miglioramenti all’attuale rete viaria. il presidente Oliverio nel chiudere i lavori ha parlato di un’opera destinata a dare linfa e vigore a tutto il territorio, assicurando che il progetto sarà inserito nell’imminente programmazione e sarà finalizzato ad incrementare il turismo religioso.

L’INTERVENTO | Una strada da costruire sulle orme di Natuzza (LEGGI QUI)

Oliverio sulla ex Statale 110: la riapertura prevista prima dell’estate (FOTO)

L'articolo Oliverio presenta la “strada di Natuzza”: dall’A3 a Paravati in sette minuti sembra essere il primo su Zoom 24.


Un gruppo di musulmani in preghiera sulla tomba di Natuzza

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Il messaggio della mistica di Paravati ha superato ormai ogni confine

Alcune settimane fa, davanti alla tomba di Natuzza Evolo, presso la cappella della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” hanno pregato un gruppo di musulmani sufiti, in tutto circa 15 persone.

Pellegrinaggio inconsueto. La notizia viene riportata nella edizione di oggi da Gazzetta del Sud. L’articolo scritto da Vincenzo Varone si occupa di “questo inconsueto pellegrinaggio, che va anche in direzione della grande apertura all’incontro tra i popoli e le religioni di Papa Francesco”. Nel pezzo si legge che di questa straordinaria visita che ha colpito tutti ha parlato “con una punta di comprensibile emozione don Pasquale Barone, nel corso dell’annuale assemblea dei soci della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” che si è riunita per l’approvazione del conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2015. “Qualche tempo fa – ha confidato don Pasquale ai partecipanti alla riunione – hanno vistato la Fondazione un gruppo di musulmani sufiti. Una presenza che ci offre un’ulteriore dimostrazione – ha sottolineato il sacerdote – di quanto importante sia stata l’opera svolta sulle vie del bene nel corso della sua vita da Mamma Natuzza la cui presenza oggi, tra noi, a distanza di quasi sei anni e mezzo dalla sua dipartita terrena, è più viva che mai”.

Visitatori graditi. L’articolo riporta che “i musulmani sufiti hanno raggiunto la “Villa della Gioia” di Paravati vestiti con le loro tuniche e con in testa loro tipici turbanti, sostando per circa 25 minuti in raccoglimento e in preghiera davanti alla tomba della mistica. A don Pasquale Barone, che oltre ad essere il presidente della Fondazione e anche stato uno dei padri spirituali, insieme a don Michele Cordiano, di Mamma Natuzza, i graditi visitatori hanno detto di aver sentito parlare molto della figura di Fortunata Evolo e dei suoi insegnamenti e di esserne, quindi rimasti particolarmente colpiti. Da qui il loro vivo desiderio di fare tappa presso la Villa della Gioia che accoglie quotidianamente tantissimi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e di sostare per qualche minuto in raccoglimento davanti alla sua tomba”. Una visita, quello dei musulmani sufiti, che dimostra che il messaggio di Natuzza Evolo ha, ormai, superato ogni confine.

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In migliaia attesi a Paravati per la festa di Mamma Natuzza

Meraviglia a Paravati, cerchio intorno al sole durante messa per Natuzza (FOTO)

Festa della mamma, il richiamo di Natuzza: migliaia di pellegrini a Paravati (VIDEO)

#NATUZZA | Festa della mamma, le immagini del cerchio intorno al sole (VIDEO)

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cerchio sole paravati
Molti pellegrini sono apparsi meravigliati dal particolare fenomeno. Una circonferenza pressochè perfetta è apparsa intorno al sole che splendeva questa mattina su Paravati durante la concelebrazione eucaristica in onore di mamma Natuzza Meraviglia a Paravati, cerchio intorno al sole durante messa per Natuzza (FOTO) GUARDA IL VIDEO
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